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Alla ricerca di un giusto Equilibrio
"la crisi e la coesione sociale" del Giugno 2012 - pubblicato in Editoriale da
Affaritaliani.it e Arianna Editrice
Per far capire ai miei figli il senso della vita, ho spiegato loro che ogni persona, dentro,
ha una parte pubblica ed una privata.
La parte pubblica è ad esempio andare a scuola (tutti ci vanno), il lavoro,
le leggi (tutti vi obbediamo ugualmente), la famiglia (abbiamo tutti un padre ed una madre),
le cose in comune come l’essere maschi tra maschi, femmine tra femmine, cittadini tra cittadini.
Abbiamo tante cose in comune con gli altri (una buona metà..) e non possiamo decidere su questo.
Dall’altro lato invece c’è una parte privata che ci distingue, il tipo di lavoro che facciamo,
i nostri gusti, lo sport e gli hobby, le nostre particolarità e passioni, ecc.
Questo è sano per noi, perché non ci nega la realizzazione come individui,
e allo stesso tempo non ci nega l’appartenenza ad un gruppo.
E' anche sano per la società, perché queste regole di coesione strutturano
migliori relazioni e contesti sociali (famiglia, quartiere, lavoro, ..)
di maggiore speranza e fiducia, e che tutto non è fine a se stesso/i
ma appartenente ad un progetto più grande, lungimirante e certo.
Col tempo però abbiamo derubricato questa parte pubblica: la famiglia non è più idea comune
idem il lavoro perdente senso e dignità; o la scuola e la sanità con sempre più alternative
private; e tantissime altre cose grandi e piccole (gli orari di sonno o quelli di lavoro,
ad esempio) dove le regole comuni sono sparite ed è sempre più difficile riuscire
ad "incastrare" le nostre vite assieme.
Abbiamo privatizzato la nostra parte pubblica (che veniva insegnata tramite l’educazione,
altro bene collettivo sempre più abbandonato) pensando di poterne trarre maggiore profitto
o benessere personale ..
.. ma ora stiamo verificando che questo ci porta ad una esistenza più chiusa, regredita,
mentre la vita civile e pacifica necessità di più equilibrio
ad esempio tra ciò che si chiede e ciò che si da
(prima il dovere poi il piacere insegnavano un tempo)
si potrebbe dire - per ogni diritto, un dovere - ma in quarant’anni siamo stati buoni
solo a chiedere diritti e ancora diritti..
col risultato che ne abbiamo di futili (diritti dei cani, ecc..)
e ne stiamo perdendo di importanti (certezza del lavoro, di una famiglia unita, di solidarietà, ..).
Alcuni vedevano già negli anni '70 la deriva consumista. Scrisse Pasolini:
"i diritti civili (individuali) soppianteranno quelli sociali (collettivi)".
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Le crisi ci sono sempre state, ma quella di oggi nasce, o sembra peggiore,
anche per una aspettativa sbagliata, per una percezione e fragilità di
individui che non poggiano più se stessi sulla roccia del Senso, della Giustizia, della Condivisione,
elementi che da sempre sono fondamentali per poterci alzare e dire -
bene, so chi sono, so cosa fare, so perché lo faccio, sono felice di farlo.
La sfiducia, la mancanza di collaborazione, l’assenza di spinta vitale a buttarsi nel formare
nuove famiglie come solide imprese, sta proprio nella mancanza di quel progetto comune
che si chiama Umanità.
Stiamo scoprendo nell’aridità dei nostri giorni che la migliore delle auto, la casa perfetta,
la fidanzata/o più bella, non ci da reale soddisfazione se questi obiettivi non riescono
a raggiungerli anche gli altri, stiamo scoprendo che la mia felicità personale è effimera
e non trova appiglio e futuro quando fuori si scontra coi musi lunghi del mio prossimo.
C’è un equilibrio di “mezzo” da ritrovare tra individuo e collettività,
tra libertà e limite, tra diritto e dovere.
La parte pubblica, i nostri doveri, sono un prezzo sinceramente giusto da spendere
per avere tutto ciò che di più straordinario, evoluto e bello può offrire una società civile e coesa.
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